La Spica di Castelli
Quando nel 1943 Randi acquistò lo stabilimento SIMAC di Castelli (che produceva stoviglieria pregiata in porcellana e con il marchio Spica candele di accensione) volle il sig.Carlini con sè per proseguire in quella sede la produzione delle candele nonché, utilizzando gli impianti e le attrezzature esistenti, riprendere la produzione della stoviglieria con il nuovo marchio SPICA non più in “porcellana” dato i costi proibitivi delle materie prime provenienti dall’estero ma in “terraglia forte” utilizzando solo quelle di nazionalità italiana.
La fornitura delle candele per usi militari terminò a fine guerra e proseguì in modo ridotto con per un modello Vespa e la Lambretta immesso da poco sul mercato.
La stoviglieria che all’inizio era richiesta principalmente dal mercato napoletano con prezzi non sufficientemente remunerativi, consiglio al dott. Potito Randi ed al suo capo-fabbrica il prof. Giulio Ricci (artista e scultore faentino) ad iniziare a prepare degli stampi per immettere in commercio una serie completa di articoli marcati Iron-stone con aspetto tendente al barocco, successivamente impreziosita da decorazioni ottenute con decalcomanie (come la tradizionale porcellana di Boemia). Fu realizzata inoltre una nuova produzione con forme e disegni innovativi, tutta realizzata a mano per opera di decoratori tra i migliori del momento che precedentemente avevano prestato la propria opera presso la Simac di Castelli.
Il sig. Vincenzo Carlini intanto aveva realizzato un avveniristico tipo di macchina smaltatrice a pinza rotante per i piatti di forma circolare che evitava l’incostante accumulo dello smalto ai bordi come normalmente avveniva con la smaltatura manuale ad immersione.
Pur di ridotte dimensioni lo stabilimento fu adattato ad una produzione ceramica assai diversificata. Oltre a quanto indicato in precedenza l’obiettivo del dott. Randi era quello di produrre articoli necessari per la ricostruzione.
Dopo la guerra studiò e mise a punto una serie infinita si impasti e smalti ceramici con formule segrete. Fin dall'inizio assunse un giovane dipendente Giuseppe D'Agostino che gli rimase sempre vicino come fedele collaboratore. Si realizzò una produzione, se pur in scala ridotta, della stoviglieria, di piastrelle da rivestimento e da pavimento in diversi formati con particolari ed esclusivi decori effettuati in serie ma ottenuti a mano attraverso un innovativo metodo serigrafico.
Questo sistema ebbe uno sviluppo importante nel campo ceramico nazionale e solamente dopo una decina d’anni alcune ditte specializzate emiliane si accinsero a costruire ed immettere nel mercato le prime macchine serigrafiche automatiche.
Interessante ed innovativa fu la produzione dei “pennellati” sia da rivestimento che da pavimento con un sistema particolarmente veloce ed economico di smaltatura in continuo.
Ebbe successo anche la produzione di pavimenti “prato fiorito” decorati esclusivamente a mano nei formati 20x20 e 20x30 cm.
Furono prodotti anche i prototipi di apparecchi igienico sanitari in vitreous-china ed in fire-clay ed una piccola produzione degli stessi per sondare il mercato.
Lo stabilimento di Castelli è servito poi come prezioso laboratorio primario per la realizzazione e lo sviluppo dei prototipi per quanto successivamente fu prodotto dalla Ceramica SPICA di Teramo e della SPEA di S. Atto.
Inoltre a Castelli furono realizzati tutti i diversi manufatti in refrattario necessari alla costruzione dei forni a tunnel nei nuovi stabilimenti con evidente risparmio economico.
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Foto d'epoca della Spica di Castelli |